Santuario della Madonna delle Grazie di Sant'Agostino

Ultima modifica 27 febbraio 2020

In questo luogo, secondo tradizioni non ancora sopite, esisteva un tempio pagano dedicato a Cerere. La prima notizia di una chiesa cristiana risali al 723, anno in cui il re longobardo Liutprando riscattò dai Saraceni per 60.000 scudi d’oro le reliquie di Sant’Agostino portate da Ippona alla Sardegna e, attraverso Genova, Tortona e Casei, alla Basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro di Pavia. Il corpo del Santo si fermò una notte nella chiesa dedicata alla Vergine su cui oggi sorge il Santuario e, secondo le cronache, operò stupendi miracoli. Nel 1639 il vescovo Mons. Aresi permise la costruzione del nuovo Santuario che nel 1641 era già terminato, grandioso come oggi. Durante i secoli si hanno notizie di prodigi e miracoli fino al 1894, quando per decreto del vescovo Mons. Bandi venne interdetto l’uso della chiesa fino a che non fosse debitamente restaurato. L’edificio passò a privati finché nel 1932 fu acquistato da San Luigi Orione, memore di aver promesso la riapertura della chiesa alla Vergine qualora fosse riuscito a diventare sacerdote. Il 7 settembre 1944 la chiesa fu benedetta dal vescovo Mons. Melchiori e riaperta al culto secondo le direttive del primo successore di Don Orione, Don Carlo Sterpi. La pianta dell’edificio è a croce latina, col braccio principale di poco più svilupato di quello trasversale e, a vista, risulta più corto rispetto al progetto originario e sembra mancare di una campata verso la facciata. La facciata è divisa orizzontalmente in tre parti: la prima delimitata superiormente da una cornice ad architrave sorretta da quattro lesene e comprende tre porte d’ingresso di cui le laterali cieche; la parte mediana comprende tre finestre di cui due cieche; la parte superiore è un timpano classico con cornicioni ad archetti pensili, sostenuti da gattoni. Tutto l’esterno possiede decorazioni uguali a quelle della facciata e dell’interno di tipo rinascimentale. L’interno è a navata unica e le coperture a volta sono sorrette da eleganti lesene che dividono l’aula in tre campate più il presbiterio. Sopra le lesene, per tutto il perimetro interno sorge un cornicione con decorazioni di tipo rinascimentale. Alla sinistra si trova la cappella di Sant’Agostino (anticamente era dedicata a S. Carlo) con un affresco del 1950 rappresentante il passaggio del corpo del Santo da Casei. A destra si trova la cappella del Crocifisso con un imponente Cristo del XVIII secolo proveniente dal Seminario di Tortona (una tempo era dedicata alla Madonna delle Grazie). Al centro l’Altare Maggiore su cui troneggia lo storico, miracoloso affresco della Mater Divinae Gratiae fatto dipingere nel 1612 dal casellese Schiaffinati. Un tempo ai lati della Vergine erano dipinti Sant’Agostino e Sant’Antonio Abate. L’altare è di legno laccato e decorato databile verso la fine del 1500 e proveniente dalla Cattedrale di Tortona; pregevoli i medaglioni dei Misteri del Rosario.


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